L’ombra della luce
Con Jamaluddin Ballabio, rappresentante in Italia della Tariqa Naqshbandiyya Haqqaniyya
Riflessione del mondo di Eumeswil
Guardo lì, fisso lì dove le forme non vivono più! Dove il blue del mare e del cielo si incontrano e fondono e percepisco un altrove più vivo che mai! In quel blue del mediterraneo che lambisce le coste e storie di vite! Quel blue che mi proietta in profondità interiori e cosmiche. Non sono materia corporale, ma sono materia di origine stellare. Non vedo la forma, ma sento l’Oltre con me e con te se anche tu ti apri e guardi più avanti…
L’ombra della luce
Difendimi dalle forze contrarie
La notte, nel sonno, quando non sono cosciente
Quando il mio percorso si fa incerto
E non abbandonarmi mai
Non mi abbandonare mai
Riportami nelle zone più alte
In uno dei tuoi regni di quiete
E’ tempo di lasciare questo ciclo di vite
E non abbandonarmi mai
Non mi abbandonare mai
Perché le gioie del più profondo affetto
O dei più lievi aneliti del cuore
Sono solo l’ombra della luce
Ricordami come sono infelice
Lontano dalle tue leggi
Come non sprecare il tempo che mi rimane
E non abbandonarmi mai
Non mi abbandonare mai
Perché la pace che ho sentito in certi monasteri
O la vibrante intesa di tutti i sensi in festa
Sono solo l’ombra della luce
( Franco Battiato)
Bagdad, 1992. Concerto di Franco Battiato
Enrico Maghenzani racconta Battiato
Enrico Maghenzani, produttore di Franco Battiato dal 1985 al 1995, racconta il concerto che il grande musicista, regista e pittore siciliano tenne al Teatro Nazionale iracheno di Bagdad, accompagnato dall’orchestra dei Virtuosi Italiani e dall’Orchestra Sinfonica Nazionale d’Iraq, il 4 dicembre 1992, tra la prima e la seconda Guerra del Golfo, organizzato nell’ambito dell’iniziativa umanitaria per l’infanzia irachena Un ponte per Baghdad.
Partimmo in ottantacinque dall’Italia infischiandocene dell’embargo, caricammo i medicinali come bagaglio di volo, sbarcammo ad Amman in Giordania e attraversammo il deserto in pullman e fummo costretti a dividerci in due alberghi, con conseguenti difficoltà di collegamento. Le prove con l’orchestra formata dai musicisti iracheni e dai Virtuosi italiani furono veramente emozionanti.
Otto ragazzi con gravi patologie, grazie a questo concerto, riuscirono a raggiungere l’Italia per essere curati, ma furono come gocce in un oceano perché dopo poco scoppiò la seconda Guerra del Golfo.
Il concerto in Europa venne trasmesso nel mondo arabo quasi in diretta e poi in Europa, prima a Londra e poi in Italia nella notte di Natale. Noi facemmo anche un video i cui proventi andarono all’UNICEF e alla Croce Rossa irachena per progetti a tutela dell’infanzia.
A Firenze, grazie alla presenza di Jamaluddin Ballabio, rappresentante in Italia della Tariqa Naqshbandiyya Haqqaniyya, abbiamo registrato un video che oggi avremo modo di ascoltare. Ci apriremo alla sua riflessione accurata, articolata, dettagliata, fulgida sul testo, nella versione in arabo, della lirica ispirata ed intrisa di spiritualità profonda di Franco Battiato:“L’ombra della luce”. Saremo portati, trascinati e resi partecipi del mondo profondo, mistico del sufismo. Ci lasceremo andare alle influenze del mondo Sufi, una corrente assai particolare, mistica chiamata via del cuore, appartenente al grande ed ampio mondo Islamico di cui si sente tanto parlare, ma spesso e volentieri a sproposito.
Nel lontano 1989 Maurizio Adriani, già docente di storia delle religioni, dedicò un saggio:”ISLAM. Tradizione e destino”. Dell’opera, così si apprende dal retro di copertina:
“L’ISLAM oggi impone con particolare forza ed urgenza all’attenzione culturale e politica dell’Occidente il proprio ruolo tra i protagonisti della storia contemporanea. Nelle complesse vicende mondiali del nostro tempo, l’antica potenza dell’Islam riacquista un peso ed un significato non trascurabili, oltre che per la sua notevole estensione geografica, soprattutto come movimento di idee e di spiritualità portatore di forti tensioni sociali e culturali anche lontano dalle terre di origine: anche nei centri dell’Occidente dove islamismo, trasportatovi silenziosamente dai flussi migratori, trova nuovi motivi di vita e di auto definizione. Islam. Tradizione e destino…, affronta con chiarezza e coraggio culturale i temi c’entrali dell’ISLAM, della sua tradizione, della sua storia, della sua struttura di valori, e si propone come guida…alla comprensione dell’ islamismo”.
Riprendiamo dal testo un passaggio:
“Quale verità è impegnata, nel profondo della coscienza araba ed islamica, nella sua prospettiva del suo praevalebit?
Come ti vedo di nuovo alzare la tua insegna, o popolo arabo,
o Islam nobilitato non dalla sorte, ma dal volere divino;
riassumere con orgoglio legittimo la tua milizia santa,
e per essa la riconquista del tuo onore trascorso,
e per essa ancora il tuo primato nel segno dello Spirito!
La testimonianza poetica riportata può essere fatta risalire agli anni Sessanta e più precisamente al contributo estemporaneo di uno dei componenti della delegazione araba ai “Colloqui mediterranei” promossi a Firenze dal sindaco G. La Pira. A noi il testo pervenne dal sindaco stesso, avendolo richiesto ed ottenuto dal suo estensore. Le ricerche ulteriori non ci hanno consentito di identificare con sicurezza l’autore medesimo.
Si concede talvolta troppo poco alla poesia, o al pronunciamento dei voti scambiati per pura espressione rettorica. Ma il “rinascimento” dell’Islam è qui, ancora una volta attraverso il confronto con le altre culture e le altre tradizioni, è più che nel saluto o nell’ ossequio verso di essi, nella professione di fede della propria insopprimibile vocazione. Tale la “leggenda” attuale dell’Islam; la sua “gloria” reviviscente; il rifarsi Verbo, Parola spirituale e Parola storica, la sua “lezione”perenne”.
Il mediterraneo vive di incontro, scontro, assimilazione nell’arte tra i due stili e spiriti sacri. Il mondo medio- orientale vive più realtà da sempre. A noi occidentali occorre anche aprire le orecchie ed udire come appariamo ad altri fedi e culture. Ci sarà di aiuto a comprenderci così come è importante chiedersi come mai molti occidentali si convertono all’islamismo e, se lo fanno con convinzione, affrontano un passo assai complesso è complicato per l’approccio non solo linguistico, ma anche e non fosse altro per le cinque preghiere quotidiane che dovranno recitare. Ancor più difficile questa scelta per donne occidentali… eppure avviene. Già qui si comprende che non tutti aspirano a sempre più apparenti ed effimere libertà espresse dal nostro mondo di appartenenza che spesso nascondono un ampio vuoto e deriva socio/culturale/spirituale… Non di solo pane vive l’uomo …
Eumeswil, nel romanzo di Ernst Jünger, a cui attingiamo il nostro nome è una città che si situa dopo il crollo dello stato mondiale ed ha una casbah. In questa opera e non solo il nostro Maestro traccia ampie descrizioni e considerazioni su: Le mille ed una notte, testo assai apprezzato dal nostro autore così come da grande viaggiatore lo troviamo spesso scrivere nei suoi reportage di viaggio pure di sponde islamiche. Non possiamo tralasciare che la Sicilia ed i dintorni tra l’altro risentono assai di tale influenza basti pensare solo ad alcuni angoli di Palermo o al cous cous nel trapanese…
Jünger così ci descrive i giorni in alcuni luoghi di Eumeswil:
“I giorni nella casbah scorrono piuttosto uniformi. Tra servizio e tempo libero non faccio quasi differenza. L’uno mi è gradito quanto l’altro. Ciò corrisponde al mio principio, secondo il quale non deve esistere tempo vuoto, nessun attimo privo di tensione e di vigilanza interiore. Colui che riesce a trascorrere la vita come un gioco, troverà dolcezza anche nell’ortica e nella cicuta: persino seccature e pericoli gli procureranno godimento.
Da dove viene la sensazione di essere sempre in vacanza? Certo dal fatto che la persona intellettiva mette in libertà la parte corporea e ne osserva il gioco. Lungi da ogni gerarchia, essa gode la consonanza tra riposo e moto, tra invulnerabilità e sensibilità elevata — — — a tratti persino creatività. Essa scrive un testo sopra una pagina bianca e domina il destino: il mondo si trasforma attraverso la scrittura. È questa l’ unità tra danza e melodia”.
Se non siamo scrittori possiamo sempre essere attenti lettori e farci portare, cullare, colmare dalle parole. Se il nostro ospite, Jamaluddin Ballabio rappresentante in Italia della Tariqa Naqshbandiyya Haqqaniyya ci porterà a scoprire i significati del testo in arabo della canzone “L’ombra della luce” anche noi dal canto nostro proseguiremo riportando alcuni passi, discorsi scelti di Shaykh Nazim an-Naqshabandi per immergerci ancor più profondamente nei Suoi Oceani d’Amore e per cercare di comprendere un mondo e la luce celata dall’ombra…:
“Da Dunya a Maula
Cipro 1990
Shaytan cerca di rendere gli uomini sporchi nelle loro menti e nelle loro intenzioni. I Profeti cercano di purificarli. Allah prova i suoi servi per vedere se sono puri o sporchi, obbedienti o disobbedienti, buoni o cattivi. Sempre l’umanità è tra due poli, quello positivo o quello negativo. Giornalmente siamo messi alla prova, se siamo sulla via del Paradiso o su quella infernale. Ci è stato ordinato di portare attenzione ad ogni passo. ‘Abd ul Khaliq al Ghujdawani disse:”Da 37 anni non ho mai camminato sullo sporco”. Intendeva dire che era cosciente di ogni azione e passo compiuto. Non era addormentato ne’ ubriaco, gente in quelle condizioni non possono sapere dove camminare. Shaytan cerca di rendere la gente sporca o ubriaca per poi poterla usare per i suoi propositi. Allah guarda ai suoi servi costantemente. Se una persona muore, l’ angelo della morte Azrail porta la sua anima alla Presenza Divina. Allah gli chiederà se il suo servo era sulla buona o cattiva strada. Egli sa, ma grazie alla risposta anche gli esseri celesti saranno testimoni. Se l’angelo dirà che l’ ha trovato sulla buona strada Allah ordinerà di portarlo in Paradiso. Ma se l’avrà trovato su una brutta strada verrà portato negli inferi. Azrail vede solo le azioni esteriori. Allah guarda i cuori e chiede: ”Con chi era il suo cuore? Dove volgeva il suo viso, verso Dunya (Mondo materiale) o verso Maula (Reame dello Spirito)? Se i suoi occhi erano volti verso di Me ditegli di raggiungermi. Egli mi appartiene e anch’io lo voglio. Il grosso problema dell’umanità è che i loro occhi non sono volti verso il Signore. Quindi non ottengono soddisfazione, pace, saggezza. Siamo come canne vuote. Solo le canne da zucchero sono piene di succo. La gente è di due tipi. Tante canne ordinarie e poche canne da zucchero. Noi cerchiamo di rendere la gente più interessata al Signore che alla vita transitoria. Tutti i Profeti hanno cercato di dirigere l’umanità verso il Signore. Ma coloro che si ostinano a non voler guardare verso Lui e preferiscono Dunya saranno i perdenti, dissonati e infelici. Ogni vero Sheikh cerca di portare i cuori dei suoi discepoli da Dunya verso il Signore. Non dite che è impossibile! Se è vostra intenzione proseguire potete andare dalla terra fino al Trono Divino. Se chiedete e seguite fermamente potete raggiungere ogni stazione sino alla Presenza Divina”.
Noi del mondo di Eumeswil non siamo in grado di far scuola sull’ISLAM e neppure sul Sufismo, ma desideriamo attingere qualche riga da Schuon:
“Il Sufi chiama volentieri se stesso “figlio del Momento”(ibn el-Waqt); si pone cioè nel Presente di Dio senza occuparsi di ieri o di domani, e tale Presente non è che un riflesso dell’Unità; l’Uno proiettato nel tempo diviene Nunc di Dio, che coincide con l’Eternita’. Il Sufi non può denominarsi “figlio dell’Uno”, difatti tale espressione evocherebbe la terminologia cristiana, che l’Islam deve escludere dalla propria prospettiva; ma potrebbe dirsi “figlio del Centro” — questa volta secondo il simbolismo dello spazio — e lo fa indirettamente con la sua insistenza sui misteri del Cuore. […] Non è vero che non si possa sapere cos’è Dio e che si possa unicamente sapere cosa non è; ma è vero che non possiamo immaginare Dio, come non possiamo udire la luce o vedere il tuono. Da un canto, lo spazio con il tempo, poi l’esistenza delle cose, indi la loro qualità “provano”Dio; dall’altro, essi “sono”Dio, ma visto attraverso il velo dell’ “Esteriorità” o dell’ “ Allontanamento”( bu’d), dunque della contingenza. Questo velo genera per definizione il fenomeno privativo o sovvertitore del male, che è il prezzo della proiezione fuori dal Principio; proiezione pur tuttavia necessaria e in definitiva benefica giacche’ “Ero un tesoro celato e ho voluto essere conosciuto “: infatti l’Irradiamento universale è la conseguenza stessa del “Sommo Bene”.
L’Assoluto, o l’Essenza, comporta intrinsecamente l’Infinitudine; e irradia in quanto Infinito. L’Irradiamento divino proietta l’Essenza nel “vuoto”, ma senza esservi assolutamente “uscita”; dacché il Principio è immutabile e indivisibile, nulla può essere tolto; attraverso siffatta proiezione sulla superficie di un “nulla” in se’ non esistente, l’Essenza si riflette secondo le modalità delle “forme” o degli “accidenti”. Ma la “vita” dell’ Infinito non è solo centrifuga, è altresì centripeta; è alternativamente o simultaneamente — in dipendenza delle reazioni considerate — Irradiamento e Reintegrazione; questa è il “ritorno” apocatastatico nell’Essenza delle forme o degli accidenti, senza che nondimeno nulla possa essere aggiunto ad essa, dato che è assolutamente Plenitudine. Inoltre, anzi principalmente, l’Infinitudine — come la Perfezione — è un carattere intrinseco dell’Assoluto: essa ne è come la vita interiore, o come il suo amore che, traboccando per così dire, si prolunga e crea il mondo.
***
Certezza e serenità: l’intenzione sostanziale dell’Islam è contenuta in queste due parole. Difatti tutto principia con la certezza : quella dell’Assoluto (Wujud el-mutlaq), dell’Essere “necessario”, che proietta e determina le esistenze “possibili”. Certezza di ciò che, essendo necessario,non può non essere, laddove le contingenze possono essere o no; e serenità per il radicamento in ciò che è.
La certezza è salvifica in proporzione a come è oggettivamente elevata e soggettivamente sincera; ossia: in proporzione a come il suo oggetto è l’Assoluto, non la mera contingenza, e il suo oggetto è il cuore,e non solo il pensiero. Tale certezza è l’essenza stessa dell’uomo, essa racchiude l’intero suo essere e tutta la sua attività; l’uomo è stato creato per essa, è uomo per essa.
La certezza genera la serenità; questa penetra l’anima, è l’irradiamento della certezza liberatrice. Essa è per la certezza quello che l’Infinito è per l’Assoluto, o quello che la Possibilità è per la Realtà, o la Totalità per l’Unita’. La certezza e la serenità si prolungano nella fede.
Certezza, serenità e fede: mercè questo Essere necessario è libero che unicamente dà un significato a tutto quanto è, nel mondo e nell’uomo, e che è Luce, Pace e Vita”.
I due studiosi Abdelkebir Khatibi e Mohamed Sijelmassi così invece ci spiegano:
“Per i musulmani, il mondo è la’, come un libro fondamentale, a testimonianza dell’onnipresenza divina. Che cosa significa questo la’? Ciò che prende forma qui, sul cammino dell’essere trascendente, non è semplicemente questo effetto di simulacro che vela il volto dell’uomo, ma è tutto il corpo avviluppato nel suo involucro sacrale. L’uomo è un segno, un nome marchiato col sigillo di Allah. Egli è questo corpo rapito a se stesso e come staccato quando si muove nella visione divina. Compenetra questo corpo una pittura dell’anima, dettata dalla voce divina che si staglia nel cielo di Allah. A suo modo, la calligrafia trattiene questa pittura dell’anima. Essa indica il cammino della rivelazione.
[…] Dovremo attribuire alla calligrafia tutto il valore che spetta nell’arte musulmana: architettura, mosaico, arabesco, ecc. Ma prima e’ opportuno fare qualche osservazione.
Anzitutto questa:,è evidente che l’arte musulmana non è un tutto unico scaturito da qualche mutazione miracolosa. Considerata l’estensione del suo influsso, ha avuto contatti con luoghi metafisici e culturali forzatamente molteplici e vari. L’arte musulmana non ha affatto il suo centro alla Mecca, ne’ a Timbuktu’s, ma presenta un paesaggio diverso, decentrato. Prendiamo l’esempio della calligrafia araba scritta dai cinesi musulmani. Tale calligrafia è araba per eccesso, per superamento delle sue proprie sorgenti. La corsiva ideogrammatica distorce la lettera araba, la fa girare su se stessa per misurarne, in un certo senso, la plasticità. Ogni cultura rende un servizio a se stessa differenziandosi da quella precedente: sbocciata dal ceppo originale si espande allargandosi.
Due pregiudizi circolano a proposito dell’arte musulmana, che viene definita da alcuni come l’horror vacui e da altri dalla perfetta gratuita della sua geometrizzazione… Questi due pregiudizi, radicati nella teologia cristiana, presuppongono che la raffigurazione testimoni l’incarnazione divina nel corpo dell’uomo. Dal momento che la religione occidentale, nella sua variante bizantina, ha fatto assumere, nella rappresentazione pittorica, allo sguardo di Cristo un valore simbolico, il corpo divino impone il concetto di una pittura e di una scultura trasfigurante. Ciò vale a dire che queste arti sono i solchi di una resurrezione nei quali scorre un sangue spirituale.
L’artista cristiano si sublima nell’occhio di Dio, egli si contempla come uno spirito tentato, turbato dall’amore,dalla sofferenza e dal peccato del vedere. Dobbiamo immaginarci che un tale artista sia sublimato dalla sostanza della Santa Trinità perché possa sgorgare dalla sua visione un’opera esaltante. La resurrezione per mezzo dell’arte irradia un ordine visibile nel quale risplende la fusione fra Dio e l’uomo.
L’artista musulmano attinge la sua voluttà diversamente. La cancellazione figurativa del volto divino e umano fa sì che l’essere scaturisca nella scrittura, in una teoria che si radica nella scrittura: tutto deve passare per il testo sacro e ritornarci. Testo sacro e principio assiale. L’artista musulmano costruisce l’illusione di un oggetto (poiché solo Allah crea), apparentemente a un già-scritto, sulla Tavola conservata. Con questo gesto, raggiunge l’essenza di ogni arte: far procedere all’infinito ciò che già esiste. Questo gesto mette in atto una pittura segreta dell’anima, nel suo modo di avvolgere il vuoto e di alloggiarvisi per mezzo di un disegno gnomico: calligrammi assoluti, monogrammi simbolici, geometria a parabola divina. Così l’esempio sorprendente dell’arabesco: nell’ alternanza ritmica dei motivi floreali e geometrici, ciò che viene captato dallo sguardo è l’emanazione del corpo che si manifesta in alcuni tratti essenziali attorno ai quali il bianco, il vuoto, le decorazioni marginali girano poco a poco. Dopo queste osservazioni, notiamo ora una miniatura a mosaico che si presenta con una grazia inquieta a un calligramma centrale, sfasato tuttavia dalla sua cardanalità. Dal mosaico alla calligrafia si anima una vitalità delicata ed elegante.
Ciò invita a dire nell’insieme che la particolarità dell’arte musulmana non sta nell’orrore del vuoto o in una qualsiasi gratuità geometrica; è piuttosto la pulsione verso una sacralizzazione totale. Pienezza del sacro che trattiene il suo proprio vuoto. L’arte musulmana scivola in una ansia velata, che accoglie fondamentalmente un’esperienza mistica. Così l’arabesco traduce in forma decorativa questo Travaglio. Con un intreccio vibrante fra l’epigrafe e la decorazione floreale e geometrica, quest’arte porta un equilibrio tra linee e colori vacillanti. Questo viluppo impedisce la pienezza e mantiene un desiderio segreto di annullamento. L’epigrafe dice la parola di Allah, la geometria e la flora sono gli indizi che testimoniano la sua onnipresenza. E in questo viaggio celebrativo, il mondo affida l’anima del credente all’angoscia dell’Invisibile”.
A questo punto si potrebbe fare una capatina a Istanbul presso il museo Sakip Sabanci Muzesi che raccoglie collezioni permanenti e contemporanee di manoscritti, manufatti, arredi, dipinti e sculture antichi e moderni, d’importanza internazionale. Possiamo poi riposarci in giardino. Il museo domina sulla sponda europea del Bosforo. Se andiamo a guardare, a ricercare notizie sulla Villa scopriamo che i proprietari, il museo è privato, avevano fatto ristrutturare e riarredare la propria villa- uno splendido esempio di architettura turca di fine Ottocento – dall’architetto e interior designer Piero Pinto, che per il giardino aveva suggerito Ermanno Casasco, da più di vent’anni impegnato in Turchia. Entrambi gli architetti italiani hanno ridato vita alla abitazione e al parco guidando un lavoro accurato tra tradizione ed innovazione.
Vediamo pertanto che l’arte in senso ampio non ha confini e barriere. Da ogni spiritualità e cultura vi è da apprendere se non sostiamo sulla gretta e materialista scorza. Se possiamo chiederci di cosa abbiamo veramente bisogno di questi tempi è di saggezza e Sapienza, ma queste sono dono del Cielo destinate a poche anime in reale cammino….
LÁ FUORI
Là fuori
oltre a ciò che è giusto e sbagliato,
esiste un campo immenso.
Ci incontreremo lì.
La brezza del mattino ha segreti da dirti.
Non tornare a dormire.
L’anima è come uno specchio nitido,
il corpo è la polvere che lo ricopre.
Non si distingue la bellezza che è in noi
perché siamo sotto la polvere.
Il modo in cui ami è il modo in cui Dio sarà con te.
Solo dal cuore puoi toccare il cielo.
Felice il momento quando sediamo io e te nel palazzo,
due figure, due forme, ma un’anima sola, tu e io.
Nel momento in cui accettiamo i problemi
che ci sono stati assegnati,
le porte si aprono.
Non sei una goccia nell’oceano.
Sei l’intero oceano in una goccia.
In un giorno in cui il vento è perfetto,
basta solo spiegare le vele e il mondo si riempie di bellezza.
Oggi è un giorno come quello.
Se hai la passione per la sacra felicità,
getta via la tua arroganza e diventa
un ricercatore di cuori.
Muoviti, ma non muoverti nel modo
in cui la paura ti muove.
La luce della luna inonda l’intero cielo da un orizzonte all’altro;
quanto può riempire la tua stanza dipende dalle tue finestre.
Sei nato con ideali e sogni.
Sei nato con la grandezza. Sei nato con le ali.
Non sei stato concepito per strisciare, quindi non farlo.
Hai le ali. Impara a usarle e volare.
Diventa cielo.
Prendi un’ascia e rompi le pareti della tua prigione.
Fuggi.
Quando io sono con te, stiamo svegli tutta la notte.
Quando non sei qui, non riesco a dormire.
Ringrazio Dio per queste due insonni e
per la differenza fra le due.
Ogni volta che riusciamo ad amare senza aspettative,
calcoli e negoziazioni, siamo davvero in paradiso.
Ieri ero intelligente, così ho voluto cambiare il mondo.
Oggi sono saggio, così sto cambiando me stesso.
GIALAL AL-DIN RUMI
A.T. del mondo di Eumeswil