Oracoli di minaccia e preghiera del profeta Abacuc. Nabucodonosor
Con Don Curzio Nitoglia
Riflessione di Eumeswil
Ci sono strade che si imboccano quando il barometro interiore segna nuvoloso e dopo poco il sereno torna a brillare. Si percorre in auto una di queste strade felici dopo tanto tempo.
Ci si ritrova lungo questa via quasi per caso, ma si notano ruspe a spaccar le zolle aride, a rompere colline per far passare una nuova arteria dell’autostrada dove prima vi era pace e quiete! Si ode il pianto del filo dell’erba, par essere un canto straziante di vìolino, la terra è un violoncello ed accompagna il lamento degli steli dell’erba con il suo dolore. Tutta la natura soffre. La crosta della terra vien rotta… Freme il gigante racchiuso all’interno del mondo! Vorrebbe uscire all’aperto, dalla sua quiete, riposo distrutti oramai…
La superficie della terra non desidera più lamiere, ferri sulla sua epidermide. Si ode il gigante crepitare, sussultare, pare un contrabasso che borbotta… Percosso…
Si comprende che potrebbe uscire all’esterno per togliere ogni cosa che non è naturale dalla sua epidermine incrostata… Le acque dei fiumi rispondono singhiozzando insieme a quelle dei mari e paiono arpe e cetre: “Non temere, se un giorno lo farai, noi ripuliremo le ferite e riuniremo la terra, non temere daremo nuovo humus al terreno”. Pure le stelle ed i pianeti, se pur non si vedono, rispondono in sordina, sono ottoni, siamo stanchi di non essere più ammirati, noi gemme del cielo, piangiamo poco, ma un giorno forse non ci controlleremo più e un diluvio e grandine potrebbero portare giù tutte le reti nel Cielo che ci impediscono di comunicare con l’umano. Pure il sole par dire che se dovesse prendere parte al dramma del cosmo potrebbe infuocare ogni cosa…oppure adombrarsi…
E mentre guido sulla strada della gioia la tristezza mi assale… Per cosa tutto ciò? Per conquistare quanti minuti di orologio con un limite di velocità che rimane costante? Ed ora nella mia città, così piccola, ma così unica, verranno abbattuti più di mille alberi, per guadagnare un sette minuti di velocità… Alberi antichi che portano ossigeno, riparo agli uccellini, agli insetti. La LIPU, Italia Nostra Firenze ed altre associazioni non vorrebbero, per svariate ragioni… Si toglie respiro per polveri sottili, dove vivono anziani. Si ripiantano alberi, si dice! Ma cresceranno? Sappiamo che non tutti i semi prendono vita… Sappiamo che manca acqua ed una giovane pianta ne ha bisogno. Speriamo che una sentenza aiuti il verde di Firenze a sopravvivere così come quello di altri luoghi. Tagliare alberi in città causa danni alla salute. Una sentenza salverà il verde di Firenze?
La vittoria del comitato torinese di corso Belgio farò giurisprudenza e fermerà le seghe elettriche pro tramvia a Firenze. Lo sperano tanti fiorentini. Lasciamo spazio al comitato salva alberi di Torino che ha così scritto: “Il Comune e i suoi tecnici pagano la caparbietà con cui, anche durante il ricorso, hanno cercato di imporre ai cittadini il progetto e una visione del verde urbano anacronistica, calpestando non solo la democrazia, ma persino il sapere scientifico e la competenza tecnica che avrebbero dovuto mettere al servizio dei cittadini e che invece sono stati costantemente ridotti a brandelli decontestualizzati, agitati in modo terroristico.
La verità scientifica ha dovuto essere ricercata e ricostruita dagli aderenti al Comitato: uno studio che, insieme ad altre esperienze condivise, come quella del presidio, ha rappresentato per molti di loro un processo di crescita collettiva.
Il Comitato auspica che la sentenza rappresenti un precedente importante per l’ambientalismo, e che altri cittadini trovino il coraggio e la determinazione di unirsi e lottare per la difesa del proprio territorio, dell’ecosistema, dei beni comuni e della salute, contro i progetti calati dall’alto”
Si rischia di perdere l’unicità di una città per essere omologate con tante altre… Si guarda al futuro senza badare al presente unica certezza l’hic et nunc. Lorenzo il Magnico diceva nel doman non c’è certezza. Non si apprende più dai propri predecessori. Un eco-sistema si interrompe… In un momento complicato… Non vengono neppure mostrate immagini, create virtualmente, di come saranno i luoghi sprovvisti di alberi, ma arricchiti di binari… Nessuno si rende conto di nulla…!
Intanto in auto si ode e si vede il dramma della natura… La sofferenza e la sua possibile rivincita… Si perché vita è anche accesso alla visione e ad un più ampio sentire…
Passano i giorni e ci si ritrova nel Sud del bel paese. In un angolo di paradiso in terra. In una piccola insenatura incastonata tra le tamerici ed il mare color smeraldo. In quei luoghi del sud dove tutto rimane antico, immobile, statico. Dove il nuovo non ha la forza di attecchire. La Luce è più forte, apollinea… Si hanno i piedi nell’acqua. Il fondale è cosparso di piccole pietre che luccicano al sole! I minerali intrisi all’interno risplendono. Ci si sente pervasi dalla forza delle natura e del Cielo. L’acqua è talmente trasparente che si fa labile pellicola. Si nuota. Il corpo è un tutt’uno con gli elementi. Il corpo si distende così come la mente. Non esiste che il presente o meglio un senza tempo, uno stato di quiete. Si esce dall’acqua e ci si stende al sole ad asciugarsi sulle pietre calde. Solo un sottile asciugamano si frappone tra il corpo ed il suolo. I piedi e le braccia aderiscono alla terra. Un braccio è piegato e la testa vi si adagia sull’avambraccio. Si apre un occhio, mentre l’altro rimane chiuso, strizzato per il sole. Si scorge, con sorpresa, su un capello un arco di arcobaleno. Sull’avambraccio, in una esigua fascia di pelle, tanti piccoli cerci argentei, brillanti con all’interno altri miriadi di cerchi. Vi è un punto in ciascuno di questi tondi più brillanti. Queste forme non solo sono poggiate sulla pelle ma possono pure sollevarsi. In confronto un caleidoscopio non è niente. Ci si entusiasma e diverte a guardare questo spettacolo semi invisibile. Sembrano immagini al microscopio. Saranno i cerchi un prodotto dell’epidermide, dell’acqua di mare o dai cristalli del sale? E si riflette sulla difficoltà per l’umano di tornare al bello. Però la ricerca della perfezione della tecnica potrebbe condurlo attraverso una strada diversa. Non vi è perfezione, se non si raggiunge uno stato di equilibrio, armonia, riposo, assenza di sforzo, matematica invisibile. È ciò che è perfetto è implicitamente bello. Questo stato lo raggiunge solo l’uomo che contempla, nel più alto stadio della sua meditazione… Se la tecnica desidera accostarsi a tale fine deve essere mossa da un umano in classe A++… ed un umano in classe A++ è intriso di consapevolezza esistenziale e di Luce perché ha scoperto come ridurre all’interno del suo sistema perdite di energia inutile, ha una batteria a basso consumo e sa come connettersi al grande motore, accumulatore unico dell’universo… E con questi pensieri ci riallacciamo al video di oggi che si muove tra l’essere umano quando dimentica la sua natura stellare e quando in lui si matura un ricordo del suo essere siderale… Il video di oggi è uno sviluppo del precedente video con il Rev. don Curzio Nitoglia e si intitola: “Oracoli di minaccia e di preghiera. Dal profeta ABACUC. Nabuccodonosor. Uno sguardo sui nostri tempi”.
In questo video il rev. don Curzio Nitoglia puntualizzerà il male di chi si nutre con ingordigia di beni, è avido, usa la violenza, l’inganno, la crudeltà e l’idolatria… Ci rivelerà come cambiare le nostre sorti e puntualizzerà ancor meglio questo tentativo di costruire il terzo tempio in medio oriente.
E riprendiamo nuovamente qualche passaggio dal nuovo libro “SENZA DIO, SENZA STATO, SENZA LIBERTÀ, La Vittoria dei poteri occulti nel governo dell’umanità” Il Sacro Monte ed luglio 2024 dell’ex magistrato Carlo Palermo:
“In definitiva, i tre eventi di rilevanza planetaria verificatasi dal 2020 agli attuali giorni (la pandemia Covid 19, il conflitto tra la Federazione della Russia e l’Ucraina, l’ultima guerra tra Israele e Palestina) non appaiono affatto accadimenti imprevedibili. Rappresentano condotte specifiche, preordinate e finalizzate alla realizzazione di quel nuovo ordine mondiale (oggi definito green) gestito da una sempre più palese cerchia di soggetti che esprime un nuovo modello di cultura militarizzato e che, facendo leva sui progressi della scienza e sulle risorse dell’intelligenza artificiale, impongono attraverso gli strumenti delle disposizioni di emergenza, del terrore e del governo della guerra, il controllo psicologico di massa e regimi politici sempre più autoritari, giustificati da pretesi stati di necessità, funzionali a sovrastare i vecchi ordinamenti costituzionali e i diversi modelli culturali e sociali. […] Il mio studio esamina atti e documenti quasi integralmente ignoti non solo a studiosi, storici, giornalisti, ma alla stessa magistratura in ragione della pluralità dei segreti è della misteriosa caratterizzazione iniziatica che attorniano tali argomenti. […] È in questo contesto che nella cosiddetta “Causa palestinese” la lotta tra Israele e gruppi integralisti arabi ha iniziato a esacerbarsi dall’ascesa al potere di Mu’ammar Gheddafi nel settembre 1969 e con la nascita dell’organizzazione terroristica, che prese vita come una piccola – ma assai agguerrita – cellula di uomini di “al-Fath” (un’organizzazione politica e paramilitare palestinese, facente parte dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina), quando Re Husayn, in risposta a una serie di attentati operati da palestinesi residenti in Giordania, ne espulse migliaia nel 1969), e, ancor di più, dall’organizzazione di Hamas che la sostituì subito dopo l’apparente pacificazione della Palestina con Israele avvenuta nel 1993, quando vennero raggiunti gli accordi di Oslo che previdero (senza una reale attuazione) l’auto governo per i palestinesi della Cisgiordania e della striscia di Gaza.
In definitiva, l’attuazione del progetto massonico racchiuso ed espresso dal termine Armageddon (evocato nel luglio 2022) addita non solo la prima cultura e potenza militare da abbattere per costruire il nuovo mondo (il comunismo e la Russia), ma proprio il luogo di Gerusalemme in quanto simbolo delle tre principali religioni monoteiste che si richiamano in particolare al monte Carmelo intimamente legato alla figura del profeta Elia, che visse nel IX secolo prima di Cristo e ai luoghi che conservano il ricordo della sua presenza: una grotta sul versante nord, sopra la località di Haifa, ove Elia-si racconta- affrontò i 450 profeti di Baal e ove Dio fece scendere il fuoco dal cielo perché il popolo abbandonasse l’idolatria. Questi luoghi sono stati venerato dalle antiche popolazioni della Palestina fin dagli albori del cristianesimo con costruzioni di chiese e monasteri in memoria di Elia originando l’antichissimo ordine del Carmelo.
Sono questi i veri simboli spirituali che accomunano le odierne conflittualità che additano, apparentemente in modo slegato, la Russia e la Palestina quali ultimi baluardi a presidio dell’ordine e della storia dalle forze apocalittiche del caos, da distruggere da parte della massoneria per azzerare la spiritualità che le associa ostacolando il suo governo al mondo.
Non può dunque meravigliare che agli eventi distruttivi rappresentati dalla pandemia Covid 19 e dalla guerra in Ucraina abbia fatto seguito l’attuale conflitto tra Israele e la Palestina. L’evoluzione finale, l’esasperazione delle conflittualità sulla striscia di Gaza e l’annientamento della popolazione palestinese, costituisce difatti l’ultimo e più esasperato sbocco del conflitto in atto contro le diversità storiche, culturali e religiose presenti nel pianeta, diretto contro le essenziali manifestazioni di quella spiritualità che consente ad ogni uomo, come singoli e come collettività, di esprimere la propria libertà”.
Lèggiamo Beato Raimondo da Capua confessore di S. Caterina da Siena, Lei Patrona dei Santi e Mamma per il nostro Paese:
“Se il creare non è altro che fare una cosa dal nulla, è evidente che qualunque essere precede dallo stesso Creatore, ne’ può d’altra parte in alcun modo prevenire, perché egli solo è la fonte di ogni essere. Ammesso questo, ne consegue che la creatura niente ha da se’, ma tutto riceve dal Creatore, e che lo stesso Creatore ha tutta l’infinita perfezione dell’essere non da altri che da se stesso. Se non l’avesse in se’ l’infinità virtù dell’essere non potrebbe fare alcuna cosa dal nulla.
Questo è tutto ciò che il sommo Re e Maestro volle insegnare alla sua sposa quando le disse: “Conosci nell’intimo del tuo cuore che io sono veramente il tuo Creatore, e sarai beata”. Il Signore disse le stesse parole ad un’altra Caterina quando, accompagnato da un coro di Angeli e di Santi, andò a visitarla nella prigione. Le disse: “Conosci, o figliola, il tuo Creatore”. Da questo conoscimento procede indubbiamente ogni perfezione di virtù, ed ogni buona ordinazione della mente creata.
Chi, se non uno che non ragiona o che è stolto, non si assoggetta spontaneamente e di buona voglia a Colui dal quale riconosce avere ogni cosa? Chi non amerà con tutto il cuore e con tutta la mente un così grande e ricco benefattore, che concede il bene a piene mani? Chi non si accenderà sempre più di un amore verso un così amabile Amante, il quale, senza alcun merito precedente, e non mosso altro che dall’eterna bontà, amò le creature anche prima di averle create? Chi oramai non temerà, e non sarà preso continuamente dal timore e tremore di offendere e perdere un si grande e tremendo Creatore, un si potente è meraviglioso Donatore, un si ardente e grazioso Amante? Chi non sopporterà ogni pena per amore di Colui, dal quale ha ricevuto e riceve ogni bene, e confida di riceverne in avvenire? Chi si stancherà per le fatiche, o si affliggerà delle malattie per piacere ad una simile Maestà? Chi non riceverà con riverenza, non ascolterà con attenzione e non conserverà nel tesoro di una tenace memoria le parole, con le quali parla benignamente alle sue creature? Chi, secondo le proprie forze, non ubbidirà con animo lieto ai suoi comandamenti?
Tutte queste cose scaturiscono da quella perfetta cognizione, con la quale si dice: “Conosci che tu sei quella che non sei, ed io sono Colui che sono”. Oppure, con altre parole: “Conosci, o figliola, il tuo Creatore”.
Aggiungiamo alcuni passaggi, considerazioni originali ed inconsuete di Ernst Jünger per incorniciare questo scritto che possono leggersi anche separati e meditati con calma per chi voglia aver qualcosa su cui porre la mente… Nella calma di una calda estate… Dove il Sole è Leone! Dei passaggi che sono più visioni… Da Ernst Jünger:
[…] Si trattava del “Piano Stieglitz”- non posso che accennarvi. È noto che gli Ebrei sono necessariamente attratti dalla Terra Promessa. Così fin dalla cattività egizia e da quella babilonese, e durante la diaspora del popolo, dopo la distruzione della loro città. Antichissimi contrasti, come quelli con Ammon, si rinnovano in tali occasioni. “O Sion, alta e vetusta città”. Nelle vicissitudini dei tempi, essa fu oggetto di grandi sogni; il sionismo tentò di realizzarli e raggiunse il suo scopo nell’era delle Guerre Mondiali, malgrado le resistenze esterne ed interne. Uno di quegli Ebrei diceva: “Ciò mi dimostra che non siamo più furbi degli altri”.
Dal sionismo nazionale si distaccava quello religioso e quello culturale. Come in tutti i problemi intrisi di sogni chimerici, si produssero zone di ombra: i margini si fusero e confusero a vicenda. Il Piano Stieglitz si prospettò, invece, in modo realistico, come un programma su basi mercantilistiche.
Io ne avevo soltanto sentito parlare; non ve ne era traccia ne’ nella corrispondenza di Herzl, ne’ in quella di Bialik. Evidentemente, si trattava di un simbolo, scelto per un’unità eterogenea, policroma. Gli Stati dovevamo cedere agli ebrei piccoli, o addirittura minuscoli territori, o in affitto o in adozione. Qui una città libera, la’ un’isola, una fascia di un deserto nello Yemen, l’estremità di una penisola, e così via: anche Sion, con un corridoio fino al mare, si era pensato. Di la’, le Dodici Tribù avrebbero svolto le loro imprese commerciali con una flotta federale; vi sarebbe stata anche una produzione, in cantieri navali e raffinerie.
Per gli Stati – in quel tempo si era ben lontani dallo Stato mondiale- la perdita sarebbe stata minima, non paragonabile ai vantaggi. È nota l’efficacia stimolatrice dei luoghi neutrali di un libero scambio su grandi regni indipendenti. Spesso il mercante vi ha ottenuto risultati maggiori degli eserciti. Lo stesso dicasi per le civiltà, per la somma dei valori. Sarebbe il modo per produrre una struttura monetaria universale.
Vigo aderì subito all’argomento. Ho già ricordato che ha una predilezione per Venezia. “Potrebbe venirne qualcosa di buono. Gli Ebrei, l’oro e il Serpente – – – sono i misteri rivelati”.
Ingrid non tardò a trovare materiale nelle piccole riviste, nel notiziario radiofonico, alla Casa delle Lettere. Era adesso aperta al Luminar. Soprattutto, colse il punto focale del problema: occorreva risalire alle radici semitiche. Il Mediterraneo primevo offre un modello inesauribile di tutte le organizzazioni successive, è una sorta di anticucina. Così, anche il piano Stieglitz è stato già realizzato dai Fenici. L’andirivieni dei velieri tra le città coloniali, l’installazione di succursali sopra isole avanzate, lo sfruttamento di miniere segrete persino al di là delle Colonne d’Ercole, il commercio di materie ambite come avorio, vetro, porpora, argento, la stupefacente astrazione dell’economia monetaria – – – tutto ciò parve alle origini più fortemente concentrato che nelle successive ripetizioni. Occorre audacia; ma più nello spirito di Odisseo e di Sindbad, anziché quello dei Conquistadores.
Vaste prospettive prendevano le mosse di tutto questo: quale sarebbe, ad esempio, l’aspetto del Mediterraneo se Annibale non avesse trionfato su Scipione, o l’Emiro Musa sulla Croce? Una buona cosa è stata anche il fatto che Ingrid risalisse fino al bios: la navigazione era un fattore secondario. Vi sono piante, soprattutto graminacee, che si estendono in steppe o praterie. Altre prosperano in luoghi fortemente distanziati tra loro, isolate. In tal senso, i Fenici furono anzitutto semiti, poi navigatori. Forse il vento, l’aria o l’etere – il rischio consistente nel mantenere l’identità della specie a qualsiasi distanza. Il che si era verificato, su tutto il pianeta, dopo la città di Gerusalemme da parte di Tito. Naturalmente, anche in tal caso, come ovunque, occorre tirare in ballo gli dei: “Malgrado tutto, il Signore d’Israele è Dio”. È qui che il sionismo nazionale ebbe il suo punto debole: aveva semplificato il biotipo, lo aveva sottratto al consenso magico e l’aveva superficializzato.
[…] Proseguiamo il discorso, collegato al Piano Stieglitz. Secondo un’interpretazione cabbalistica, il Leviatano risiede in roccaforti assai distanti tra loro, forse sopra scogliere; gli Ebrei, come stranieri, sono dispersi in mezzo ad esse. Di la’, il Leviatano combatte contro Behemont. Questi si difende a colpi di corna; Leviatano tenta di soffocarlo ostruendogli le narici con le pinne – – – “il che peraltro costituisce un bell’esempio di assoggettamento di un paese a mezzo del blocco”. Il paragone proviene da Don Capisco – Ingrid lo ha scoperto al Luminar.
Come ogni opera fondamentale la Cabbala cela inserti profetici. Me ne resi conto in questa descrizione del Leviatano, che fa parte anch’esso dei simboli titanici delle catacombe.
Il popolo, a Eumeswil, ritiene che le catacombe siano sottoterra: occorre distinguere. Bruno è cauto nelle sue allusioni, tuttavia mi è possibile supporre ch’egli abbia soggiornato in caverne sorte ad opera di forze plutoniche e del corso umano. Laggiù esistono estesi giardini, con una flora la cui magnificenza vince di gran lunga quella della superficie. Un calore temperato è una luce particolare forza e splendore creano prodigi. I botanici hanno scatenato energie naturali rimaste, fin’oggi, ignote. Chiesi a Bruno: “La cosa appare strana in quanto i biologici sono del partito delle foreste, no?”
“Lei sa però che Proserpina, mentre coglieva i fiori in un prato, venne rapita da Plutone e trasportata agli inferi.”
Infatti: la risposta rimandava ad epoche in cui luminari della scienza, con l’astuzia o la violenza, caddero vittime dell’avversario è ne furono “stravolti”.
È vero che le catacombe sono sottoterra, tuttavia esse si incarnano a volte seguendo la linea delle montagne. Si producono in tal modo dei coni, i quali sono suddivisi in vani ermeticamente chiusi come i termitai. È di là -e ciò rimanda tanto a Fourier come alla Cabbala- che vengono dominati gli spazi intermedi. Il più munito di tali fortini, il Radhamanto, serve al contempo da cervello ai satelliti. Navi spaziali e missili vengono controllati nelle loro orbite e sulle rampe cosmiche. A seconda della posizione, vengono ravvicinati o allontanati dalla Terra. Al di là della stratosfera, lo spazio è tabù persino per i grandi imperi.
Vigo ritiene che qui vi sarebbe materia per un Dante. Tuttavia, aggiunge, Dante possedeva la cornice e poteva inserirvi poeticamente il suo Inferno, mentre la metatecnica è costretta a fabbricare da se’ la cornice. Il che di fatto dà l’impressione che si abbia intenzione d’imporsi piuttosto dei limiti, anziché di estendere il predominio.
Lo Stato mondiale si è frantumato nelle sue parti, come Boutefeu aveva predetto. Restavano Stati diadochici e città stato epigonali. Il XIX secolo dell’era cristiana aveva proclamato l’idea-guida dell’incremento permanente e per di più qualitativo; nel XX secolo parve che lo realizzasse. Poi, dal progresso si enuclearono nuove divergenze, che grosso modo possono definirsi quelle tra economisti ed ecologi. Qui si pensava ancora per categorie storico-mondiali, là per categorie storico terrestri; da un lato si pensava a ripartire, dall’altro ad amministrare. Affiorarono conflitti tra un mondo umano e mondo naturale, cui si aggiunse l’atmosfera apocalittica che suole ripetersi ad ogni svolta di millennio.
“Anche la concentrazione del potere è proprio delle età ultime. In tal caso, è stata necessariamente di natura tecnica. Ancora, grosso modo, quindi, nel quadro delle scienze classiche: si potrebbe affermare che da un lato si armano i biologi, dall’altro i fisici. Gli uni premono contro la griglia organica, gli altri contro la griglia materiale: qui sui geni, là sull’atomo. Il che li ha portati non solo al di sotto delle fondamenta storiche, ma anche delle fondamenta umane – qui alla foresta, là agli inferi. “Di tutto si dubitava, ma non della scienza. Essa fu la sola ad evolversi in modo imperturbabile e planetario: ha finito col consumare anche lo Stato. Le è riuscito ciò ch’era riservato ai Grandi Titani, che hanno preceduto gli dei, che li hanno creati. Per prendere coscienza di tali mete, ad essa stessa celate, è stata costretta a giungere ad una frontiera ove la morte è la vita offrono una risposta nuova”.
Vigo disse: “Martin, non ho mai dubitato che lei preferisca la foresta. Ma so anche che la considera un passaggio, un luogo di transito – – – non già come Attila una meta, o come il Domo una finzione. Ma poi, che cosa sono le finzioni? In ciascuna delle nostre grandi svolte si realizza un sogno. Lei come storico lo sa. Noi non naufraghiamo contro i nostri sogni, ma contro la nostra incapacità di sognare con forza sufficiente”.
Anche fuori, nel giardino, sono evidenti gli effetti prodotti dal tempo trascorso. È inselvatichito, invaso dalla macchia. Ronzano le api, gli uccelli gridano i loro richiami in boscaglia battuta dal maestrale, le lucertole guizzano via tra il muschio, sotto i cisti bianchi e rossi.
Nei giardini come questo si dimenticano tutti i nomi, anche il proprio. Le cose parlano con la loro forza senza nome. Ci invade un senso di gioia, sorge il presagio dell’ora in cui ci lasceremo alle spalle non solo il nome, ma anche le cose.
Il sole splende, tutto è tranquillo qui fuori; ora il padrone esce dalla casa dove gli avevamo reso omaggio. Si nutre ancora ed è vivo: in casa lo abbiamo venerato, qui, ora lo amiamo.”
A.T. del mondo di Eumeswil