Viaggio verso l’eternità: la casa e la città nell’antico Egitto
Con Maria Cristina Guidotti
Riflessione di Eumeswil
Poscritto
La notte può essere buia e tenebrosa! Può intimidire, spaventare, agitare. Non si riesce a rilassarsi e cedere al sonno che arreca riposo alla membra del corpo e alla mente.
Ci sono notti che corrono quiete, silenziose, pacifiche!
Ci sono notti in cui l’ interiorità sembra spingersi in una fitta boscaglia, dove non è facile riconoscere i suoi simboli. Improvvisamente però i saggi guardiani del bosco, non li vediamo, ma li avvertiamo, si fanno presenti. Il bosco si trasforma in bosco sacro, in domus, quel bosco diviene cattedrale interiore, svaniscono le irrequietudini e ciò che prima era aggrovigliato, contorto, muto prende forma e diviene oracolare! La colonna granitica par ora ricolma di geroglifici anzi pian piano si scorgono i disegni. Li c’è un fiume che discende, vi è una donna flessa, distesa tra le acque, par, dal fiume che scorre lieve, trarre vita. A fianco compare un volto di un unicorno mansueto è perfettamente tratteggiato.
Il bosco sta aprendosi, così come il nostro interno. Pare diramarsi il bosco e l’interiorità. Si vede, si riconosce ciò che, da prima, era ignoto. La luce allora, predisposta l’anima ad accoglierla, in quella radura, porta conforto, porta luminosità, porta calore, arreca comprensione. Quella radura, quella luce ci salva. Nei simboli impressi nel bosco noi troviamo impresse le rune salvifiche. Anche l’Europa è entrata nel fitto bosco. Ma in ogni paese vi è il suo bosco che può diventare sacro, se ognuno singolarmente si reca!
È giunto il momento della crescita, della responsabilità personale. È giunto il momento di incontrarsi e di incontrare Qualcuno di superiore a noi atto ad illuminarci. Faranno da guida poi le cupole che in Europa hanno sempre arrecato afflato amoroso! In quelle cupole dove risuona l’organo, dove da quelle vibrazioni unite a quelle del canto melodioso e sommesso umano, le vetrate policrome riprendono vita, così come i quadri e le architetture interne. Si leggono parole divine e le si comprendono giustamente. Si comprende l’arte nata in ‘comunione’ col Creatore, per trasmettere una illuminazione,frutto di un volo interiore mosso con ‘entusiasmo’. Diviene ciò che è impresso sui muri, sui vetri, nelle sculture, nel grande libro, nelle note dell’organo ben modulato,nel canto della voce un viatico, una strada.
In quel bosco che pareva maledetto, se ci si arrischia, si può trovare ciò che ci salva! La nostra interiorità scomparsa! La nostra anima addormentata. Il bosco diviene incantato. L’anima è sempre giovane. Non porta il peso degli anni. L’anima si bagna di Eterno quando è libera di andare. Sconfigge il tempo, sconfigge la morte. È tempo che le anime vengano trovate! Il bosco è il luogo giusto dove discendere. Solo l’anima varca l’eterno solo li si comprende ciò che altrimenti rimane muto! Nuovi artisti, poeti possono tornare e rendere il mondo ancor più bello! Tornano dal diluvio con un ramoscello di olivo. È segno che la terra è vicina, è asciutta! Può essere ospitale! È tempo di bere! Di bere il vino! La vigna attende di essere curata! È tempo che le cupole cantino, le campane suonino! È tempo di speranza! È tempo di curare le viti e gli uliveti! È tempo di comprendere i simboli eterni impressi! È tempo di fare ritorno alle nostre radici! È il tempo del grande viaggio verso l’Eternità! È tempo di effondere coraggio! Di ascoltare quella musica così lontana, ma in realtà così vicina che ci riscalda! È tempo di sciogliersi in un amore misterioso, misterico che ci chiama! Si è tempo di viaggiare! Mettiamoci in cammino! Non perdiamo più tempo! Altrimenti più non avremo il tempo di incontrare l’Eterno!
È così Ernst Jünger ci ricorda nel suo Al muro del tempo:
“A che pro queste considerazioni? Loro intento, è di mostrare come, al di sopra della morte, vi sia un’altra grande potenza l’armonia. A entrambe non ci è dato di sfuggire. Ogni declino, ogni disarmonia hanno un campo ristretto, racchiuso in un’ incommensurabile, inesauribile armonia. Altrettanto vale per l’uomo e per il suo campo storico: non appena lo oltrepassa, egli entra nello spazio di un’armonia inattesa e fors’anche insperata. È qui che i suoi progetti trovano correzione. Li si “mette a posto” – e l’espressione è suscettibile di molteplici interpretazioni.
Il piano dell’uomo viene delimitato, circoscritto, da uno più ampio: il piano della creazione. L’originalità, l’autorità e la durata del piano dell’uomo dipendono dalla misura in cui sa corrispondere al piano della creazione. Qui ci imbattiamo nei limiti di “ragione e scienza”.
Il piano agisce all’interno del piano della creazione. Così facendo raggiungere al tempo stesso il limite ed il vertice della coscienza, là dove il sapere cede il passo al culto. Così risplende la trama delle civiltà, le città rilucono: imitando gli arazzi degli universi.
L’agire all’ interno del piano dell’uomo, è propriamente un agire oltre. Si tratta di un gioco di collaborazione e antagonismo, in cui trova espressione anche il grandioso spettacolo della libertà, che Hegel ha penetrato in modo tanto geniale. Tale libertà si fonda sul vantaggio offerto da un potente giocatore di scacchi: questi rinuncia al pezzo più forte.
Quando il piano dello Stato agisce oltre, allargando la sua azione fino al piano del mondo, e, come ora ci accade di sperimentare, supera a tratti i limiti del campo storico e delle regole colà apprese, esso conduce allora in un nuovo limbo di armonia, ove conosce la propria messa a punto. E paga un tributo per accedervi. Mentre il piano umano è limitato, quello del mondo non conosce limiti; è ovunque e sempre. Ciò significa che opera anche all’interno dei piani dell’uomo e della loro scienza. In essi rappresenta quella quota nascosta che si sottrae alla pianificazione. L’uomo fa e scopre cose il cui significato gli sfugge. Gli antichi solevano esprimere ciò con parole più semplici: “L’uomo propone e Dio dispone”. Non occorre tuttavia scomodare la teologia per constatare che in ogni piano è implicita un’ istanza regolativa, una quota di quella ragione universale che sembra prediligere l’inatteso e perfino l’assurdo, l’esito che nessuna fantasia avrebbe mai sognato – per esempio là dove essa, in un animale che abbandona il mondo acquatico, non trasforma le branchie in polmoni, come farebbe un intelletto ragionevole, ma le rende atte a un uso affatto diverso.
Rientra in tale contesto tutto ciò che ovunque, e in particolare nel nostro tempo, si osserva sotto forma di ribaltamento, ma anche metamorfosi del piano. Bisogna distinguere tra fine e intenzione del piano; il fine può trovarsi in tutt’altra direzione e lontananza rispetto a quanto lo spirito pianificatore intendeva realizzare.
Anche noi abbandoniamo un elemento. Degli organi andranno perduti, altri subiranno una trasformazione. Il manto della terra cambia. Anche l’angoscia anteica denota come un’armonia sia andata distrutta e una nuova non sia ancora stata conseguita. Crescono i pericoli, ma anche la sicurezza aumenta. Essa può sorgere solo da quel potenziale che si cela come quota invisibile del piano universale all’interno del piano umano”.
Ottobre 3, 2021
Ci sono civiltà che sembrano essere al tracollo, se pur ancora in fieri, ci sono civiltà – che se pur ci hanno abbandonato – restano in vita ed arricchiscono il nostro immaginario di visioni, annotazioni, ridestando sempre nuove curiosità e sono un terreno fertile per attingere conoscenza. Questo è ciò che accade alla civiltà egizia.
Abbiamo dedicato tre video lezioni all’antico Egitto e le abbiamo intitolate: “Viaggio verso l’ Eternità”. Nella prima video lezione si esaminerà la città, la casa, la vita quotidiana, nella seconda lezione il ruolo della donna e da ultimo il viaggio vero e proprio verso l’Eternità il suo compiersi e compimento che avviene già anche sul Pianeta Terra.
A svolgere le lezioni Maria Cristina Guidotti, laureata in egittologia presso l’Università di Pisa, è stata direttrice del Museo Egizio di Firenze, per conto del quale ha organizzato numerose mostre in Italia e all’estero. Come esperta di ceramica egizia ha partecipato a scavi archeologici in Egitto a Saqqara, Tebe, oasi del Fayum, Antinoe e Ismailia. Da poco in pensione, continua l’attività, già ricca, di pubblicazione di articoli e volumi sulla ceramica e sulla civiltà egizia, sia di carattere scientifico che di alta divulgazione.
Interessante conoscere la mole di ritrovamenti che ha consentito di interpretare questa civiltà di un lontano passato così ricca di fascino, ma che tuttora è capace di influenzarci e tenere moda basti pensare ai molti gioielli femminili, ai tagli di capelli, al trucco degli occhi e alle scarpe: le infradito.
Una civiltà ricca di saggezza, gusto estetico, armonia.
Il primo video sarà sulla città, la casa, la quotidianità, ci viene, pertanto in modo semplice, di pensare alle trasformazioni che vi sono state del modo di edificare città e abitazioni. Dalle città fortificate su alture che dominavano e contemplavano si è passati alle città, spesso in pianura, dove la piazza principale era luogo di vita ed poi ai centri commerciali nei sobborghi per trascorrere il tempo libero ed infine in casa, con l’isolamento, le vendite online ed incontri virtuali.
Analogo destino alle abitazioni: da dimore dove vi era la zona per la servitù e quella per il proprietario con grandi spazi di rappresentanza preceduti dai luoghi di attesa, i vari vani adibiti a scopi differenti, a case sempre più piccole con ambienti indifferenziati, i famosi open space…
Un modo drastico e differente di trascorrere la giornata e concepire il mondo ed anche lo spazio è divenuto sempre più limitato ed angusto. I materiali non più atti a resistere nel tempo, ma friabili, labili, deteriorabili.
Il gusto è divenuto conformato ed uniformato: pavimento in parquet, laminato, porte bianche, analoghi gli infissi, faretti il più delle volte… Case standard in linea generale. Vista una, viste molte, prive di personalità.
Sarebbe interessante il soffermarsi a riflettere, nel dettaglio, ad ogni tappa cosa è corrisposto così come vedere come le città sono mutate ed i centri storici che in taluni luoghi sono divenuti musei a cielo aperto ed hanno perso la vita del cittadino, dell’abitante locale e città, come Napoli, ancora se stesse e dove in ciascun rione, quartiere, vi è una storia sua propria molto differente, dove stesso il modo di parlare – è il riflesso di un modo di essere, di pensare e credere – affluisce agli organi predisposti alla fonazione – in maniera differenziata proprio e soprattutto nei termini scelti.
L’approccio di rapportarsi alla vita reale ed ai suoi accadimenti è disparato. Vi sono visioni ed interpretazione differenti che nascono da percezioni e sensibilità assai discrepanti. A tal riguardo si cita un piccolo libro, ma molto prezioso che ci può venire in aiuto di Pavel A. Florenskij: “Sulla superstizione ed il miracolo” dove oltre a tracciarci delle note illuminanti sui termini preposti ci porta a riflettere che vi è un modo di rapportarci alla vita che si fonda sul vedere e cogliere lo spirito del miracolo di cui è intrisa e illuminata e può essere definita una via religiosa, vi è poi la via scientifica dove si può intersecare anche la percezione religiosa. Le vite, infatti spesso sono poliedriche. Vi è – infine – la via legata alla visione spirituale negativa dedita all’occulto inteso come una forza negativa, malvagia che si propaga nel mondo priva di “amore” e soprattutto amore per l’altro.
È l’amore che quando è tale, nella sua realtà, porta a muoversi a servizio dell’altro anziché per interesse proprio…
Un termine che connota bene un movimento, spinta esistenziale verso l’altro è la magnanimità che ha a che fare con la grandezza dell’animo umano ed è uno dei frutti dello spirito insieme ad amore, gioia, pace, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Tutti attributi che occorrono per vivere bene insieme a se stessi e al prossimo, ma per essere esercitati, occorrono grandi sforzi, sacrifici interiori e apprendere il distacco da se stessi e cessare di essere agiti in maniera inconsapevole.
Bisogna prendere coscienza e consapevolezza di sé e della propria individualità, ridestarsi da uno stato di dormienti.
Questo approccio alla vita consente di vedere che il mondo nella sua interezza è sano e non necessita di essere sanificato, sterilizzato, ma sono le menti ad essere sterili di idee costruttive, valori ed i corpi spesso non più fecondi.
Soffermiamoci a osservare la spuma del mare che si rinfrange sulla battigia, sempre differente, sempre ricca, abbondante, chiara, spumeggiante e attendiamo ed accogliamo per mano una nuova Afrodite, una nuova primavera che apporti, rigenerata, ricchezza pura alle nostre vite, amore e splendore di vita eterna, celeste.
Vi auguriamo una buona visione della prima lezione di Maria Cristina Guidotti: Viaggio verso l’eternità la casa e la città nell’antico Egitto.
A.T. del mondo di Eumeswil