Denaro e Paradiso, Apocalisse in Economia
Con Ettore Gotti Tedeschi
Riflessione di Eumeswil
È mattino, presto, quando la vita riprende a vivere, a tingersi dei suoi numerosi colori e rumori. La gente inizia ad uscire per strada in modo più o meno frettoloso. Riprendono gli odori, non tanto dei fiori, della natura, ma quelli provenienti dai tubi di scappamento di automobili, motorini e cucine improvvisate per strada.
È un mattino presto lì ad oriente! I primi negozi, i primi banchi aprono! I loro proprietari accendono gli incensi. Alle loro immagini sacre devolvono le preghiere e le cospargono col fumo proveniente dagli incensi che ardono. I primi acquirenti, di queste vivaci bancherelle, vengono benedetti dai proprietari dell’attività per strada: si inchinano davanti a loro e le mani congiunte vengono portate all’altezza del cuore, della testa ed elevate spesso oltre. È tipico, quasi un’usanza imbattersi in queste scene nel mondo orientale. La spiritualità ricopre, riveste ogni campo dell’agire umano, in coloro che hanno aderito e sono ancora radicati alle loro tradizione spirituale.
A ben pensare, in ogni luogo, ogni parola, gesto, atto può essere spirituale, se spirituale è l’essere della persona.
Da noi in occidente è assai difficile scovare il lavoro “spirituale”. Spesso rimane celato. Non viene manifestato. Spesso ne siamo carenti. Vi è poi chi si vanta di tale attività dello spirito, si elogia per altri e secondi scopi… Eppure l’attività lavorativa, le ore di lavoro, che non diminuiscono con la tecnica, ma aumentano, divengono il luogo in cui la spiritualità può divenire autentica. E’ il luogo dove la si può mettere pratica e si può apprendere a renderla viva, pulsante. Oggi giorno, chi lavora lo fa ad oltranza. Molti lavorano più di otto ore al giorno. In molti casi, non siamo più in grado di distinguere il tipo di lavoro a cui la persona si dedica in quanto è di fronte ad un computer. A dare un’identità al tipo di professione è ancora il locale dove è ubicato il PC altrimenti non si saprebbe più chi abbiamo di fronte. Un medico? Un commercialista? Un banchiere? Un insegnante? Un architetto? Una stragande maggioranza di lavori viene erogata al prossimo attraverso un medesimo mezzo. Qui entra in campo la qualità dell’essere a la sua tecnica a differenziare l’operato. Si potrebbe aggiungere dimmi come sei, se ti sei mai posto l’interrogativo, e così saprò, come rivesti la tua vita, che abito le fai indossare… Sono finiti i tempi che si usavano i paramenti e le maschere per richiamare, in chi li indossava, certe presenze e sopratutto le divinità… Il teatro nasce dall’indossare la maschera, PER-SONA…
Naturalmente, gli abiti possono essere mutati nel corso del vivere a seconda delle strade intraprese, nei vari momenti di una vita, più o meno lunga, in base agli avvenimenti, incontri, studi effettuati che portano il singolo a trasformarsi, quando non si è irrigidito e irregimentato. Una pianta cresce sempre, così può fare l’uomo e la crescita più sana è quella nel campo dell’evoluzione interiore, così il lavoro interiore aiuterà lo sviluppo di un’attività esteriore.
Il neonato incomincia con l’andare a carponi; poi, verso l’ottava settimana, riesce a tenere dritta la testa quando viene sorretto sotto le ascelle; a trentasei settimane è capace di sollevarsi senza l’aiuto dei genitori, aggrappandosi da solo a un sostegno; e soltanto dopo un anno di vita è in grado di mantenere con le sue sole forze la posizione eretta.
Ma prima che la posizione eretta passi dal piano fisico al piano etico, molti anni debbono ancora trascorrere. Se nella società dei samurai il giocattolo veniva sostituito con una vera spada già al quinto anno di età, oggi viene sostituito con un’automobile soltanto a diciotto anni. La stazione eretta sul piano etico significa assunzione di responsabilità. Ma questo è soltanto il primo passo. Fare fronte alle avversità con cuore indomito significa camminare sulle proprie gambe.
Un uomo sta in piedi da solo quando non deve appoggiarsi ad un sostegno esterno; lo sosteneva Monseur de la Palisse, ed è vero anche per la filosofia dell’esistenza, poiché esistere è stare fuori dal grembo materno, non soltanto nel senso fisico, ma anche dal punto di vista esistenziale. Il primo sostegno esterno si presenta infatti come una esteriorizzazione del grembo materno, che per molti uomini è costituita dal sesso femminile nei suoi termini anatomici. Per le donne, e anche per gli uomini più sviluppati dei precedenti, tale esteriorizzazione è costituita dal seno, e quindi, procedendo lo sviluppo evolutivo della loro essenza, da tutto ciò che li può nutrire, sia una madre, sia una compagna o una moglie; sia la professione, il patrimonio familiare o la madre terra.
Una volta superato il legame con la madre terra, l’uomo non ha più alcun sostegno esterno, e incomincia a dipendere soltanto da se stesso, da quella parte di lui che è di origine planetaria, la sua essenza appunto. La stazione eretta (reale) rappresenta questo momento di transizione, questo progressivo svincolamento come la capacità di essere se stessi, l’autofedeltà e l’adesione alla propria natura. Purtroppo la vita sociale impedisce tal modo di esistere, che si rivela troppo esplosivo e generatore di conflitti. Homo homini lupus. Si, ma l’uomo sa di essere un animale, mentre l’animale non lo sa.
Al di sopra di un lago ghiacciato corrono i lupi, al di sotto le acque. L’uomo è uno di questi lupi che la società cerca di addomesticare. Ma se corre sul ghiaccio non può tuttavia camminare sulle acque, nel senso che la sua relazione con le proprie emozioni non è armonizzata. Il dominio di sè è ottenuto, ma soltanto al prezzo di un congelamento della vita emozionale.
Senza la lastra di ghiaccio il lupo affogherebbe, non perché non sappia nuotare, ma perché l’acqua è troppo fredda. Occorre quindi riscaldare l’acqua del lago, ma questa può essere soltanto l’opera del sole. Ciò avviene quando l’individuo, superato anche il sostegno della madre terra, riconosce la propria origine solare, e concepisce già la fase di riconversione cosmica dell’esistenza, la sua destinazione ultima, o destino. Essere se stessi significa essere sotto il dominio del fato, o degli astri; concepire la destinazione solare – e quindi accettare il destino abbandonando la propria volontà alla volontà divina – appartiene allo stadio culturale. Allora non è più un essere, ma un continuo divenire se stessi. La stazione eretta (non cosciente) rappresenta l’uomo adulto che, pur essendo svincolato dalla tutela della famiglia, è ancora sottoposto a quella della madre terra; perciò non presenta alcun dinamismo, è la pura e semplice esistenza nella sua identità con se stessa. Questa stazione eretta segna un punto fondamentale della vita umana; quello stesso, per esempio, che fu raggiunto da Nietzsche, che lo tradusse come filosofo e profeta nell’esportazione di rimanere “fedeli alla terra”.
Dello stato esistenziale racchiuso nell’ambito di questa stazione eretta, testimoniava anche il poeta Reneé Char quando scriveva: “Lupo, ti chiamo io, ma non hai una realtà nominabile. Anzi, seiinintelligibile […]. Continua, va’, noi duriamo insieme; e insieme, benché separati, noi balziamo oltre il brivido del supremo disinganno per rompere il ghiaccio delle acque vive e riconoscerci là”.
La paura del lupo rende l’uomo una pecora, asservendolo al potere politico e a chi lo detiene. Grazie alla teoria della sovranità popolare si fa credere alla pecora di essere un re: ecco la funzione della ideologia. Tuttavia il potere assoluto non è più quello politico, come poteva pensare ancora uno Hobbes, ma il potere economico esercitato dalla mano invisibile dell’alta finanza, che è sciolta da ogni assunzione di responsabilità. Le pecore inferocite vengono radunate negli stadi dove possono belare il liberatorio insulto all’indirizzo degli arbitri delle partite di calcio. A questo e a pochi altri succedanei si riduce la libertà di parola nel villaggio globale.
Triste esito esistenziale dell’uomo che ha perduto la qualità della stazione eretta totale ( di accettazione della sua natura solare). In cambio non ha ottenuto ciò che sperava, poiché, come dice l’antico adagio, “chi pecora si fa, il lupo se lo mangia”.
Una stampa in cerca di facili metafore ha coniato l’espressione “uomini- lupo” a proposito degli orribili misfatti commessi dagli assassini di bambini; conviene quindi precisare che il riconoscimento della natura animale e istintiva dell’uomo non ha niente a che vedere con la psicopatologia criminale del pedofilo. Il quale non è uomo -lupo, ma semmai uomo-verme, che non ha il coraggio di confrontarsi con l’adulto, e agisce spinto dal terrore nel momento di uccidere la vittima che potrebbe denunciarlo. Il fatto di scambiare un verme con un lupo, denota lo stato di allucinazione in cui si vive all’alba del terzo millennio nell’ Occidente ipercivillizzato. Cosi con questo passaggio ricordiamo la penna sagace di Gianni Vannoni e ci muoviamo verso il nuovo ciclo di appuntamenti annuali:
”VISIONI DI APOCALISSE, IMMAGINI DI PARADISO”.
Possiamo essere sicuri che molti diranno all’interno di se stessi: “Il paradiso può attendere” eppure il paradiso non è per tutti… anche se, sarebbe auspicabile per tutti noi, di giungere lì… Il Paradiso è un luogo di merito, soprattutto un luogo di merito acquisito sul pianeta terra!
Quando guardiamo il mondo esteriore, tralasciando quello interiore…, ci pare sempre più un quarantotto! Ma poco peso si da alla vicenda umana e alla sua complessità.
Può essere questo ciclo di incontri un motivo di ripensamento!
Il nostro primo appuntamento di questa rassegna annuale è attraverso un video realizzato con Ettore Gotti Tedeschi dal titolo: DENARO E PARADISO. APOCALISSE IN ECONOMIA.
Ettore Gotti Tedeschi è stato così cortese da spiegarci cosa vuol dire economia e a quali potrebbero essere i possibili futuri scenari apocalittici…
Ettore Gotti Tedeschi: ha lavorato nei primi 13 anni nella consulenza. Co-fonda Akros Finanziaria. Da decenni rappresenta in Italia una delle più grandi banche del mondo. E’ stato Consigliere Economico del Ministro del Tesoro. Per tre mandati Consigliere della Cassa Depositi e Prestiti. E’ stato Presidente del Fondo Infrastrutture F2i. E’ stato Presidente dello Ior.
Ha scritto libri di economia e di morale in economia. Collabora da moltissimi anni con diversi quotidiani.
Ettore Gotti Tedeschi, darà adito a molta materia nobile su cui riflettere e rielaborare personalmente. Sarà un video in cui si parla molto della presenza della Luce. E dato che nelle piazze si parla molto di intelligenza artificiale, a noi di Eumeswil viene fatto di pensare, se questo non sia motivato dal fatto che l’ homo sapiens sia sempre più insipiens. Infatti una volta, l’uomo si rendeva conto di non sapere e ricorreva alle sibille, oracoli, alla sapienza divina, al Santo Spirito… Oggi ricorre ad una macchina costruita da un uomo, di cui non conosce neppure il nome, usufruisce di dati inseriti da altri soggetti ignoti. Se l’utente non possiede una buona cultura, non sarà in grado di intendere l’ideologia sottostante le sue ricerche, raramente verificherà se i dati inseriti siano reali o falsi… Raramente risalirà alle fonti e crederà di aver trovato la panacea anzichè, semmai, un sostegno. Si utilizza tale intelligenza artificiale per andare avanti, ma avanti dove? Verso il paradiso o verso l’inferno? Eleverà l’essere umano? Lo porterà ad esperienze e trasformazioni interiori, che avvengano tramite gli sforzi personali per comprendere l’indecifrabile?
E dato che di Luce, noi del mondo di Eumeswil, non ci stanchiamo mai, ci piace ricordare cosa ebbe a scrivere s. Gregorio Magno, nei suoi dialoghi, mentre si dedicava alla vita di s. Benedetto, il padre del monachesimo latino. Descrive una visione avuta dal santo con un’ impressionante consonanza di termini e di concetti con la teologica luce increata:
“Mentre i discepoli erano ancora immersi nel sonno, l’uomo di Dio Benedetto preveniva in veglia l’ora della preghiera notturna stando alla finestra e pregando con fervore Dio onnipotente. Ed ecco all’improvviso, mentr’ era ancora notte fonda, volgendo al cielo il suo sguardo, vide che una luce diffusa dall’alto aveva messo in fuga tutte le tenebre della notte, e che il suo splendore era così luminoso da vincere, rifulgendo fra le tenebre, la luce del giorno (“visit fusa lucem desuper cunctas noctis tenebras effugasse, tantoque splendore clarescere, ut diem vincere lux illa quae inter tenebras radiasset)”. E durante questa visione si verificò un altro fatto prodigioso, com’è ebbe a dire in seguito lui stesso: davanti ai suoi occhi si presentò addirittura il mondo intero, come raccolto sotto un unico raggio di sole (“velut sub uno solis radio collectus”)”.
Inoltre anche nella liturgia latina la teologia della luce increata ha lasciato un segno importante e significativo in una Sequenza, attribuita niente meno che a Papà Innocenzo III (ma più probabilmente scritta da un arcivescovo di Canterbury, Stefano Langhton, o da un abate inglese, Notker il Balbuzziente) e cantata da tutti i cattolici romani nella liturgia del giorno di Pentecoste:
”O Luce beatissima, ricolma nel profondo, il cuore dei tuoi fedeli ( “O lux beatissima/reple cordis intima/tuorum fidelium”)”.
A.T. del mondo di Eumeswil