2024 Folle, Santo, Mago, VateLe dottrine del Karma come originariamente rivelate nel mondo indo-orientale e gli adattamenti culturali operati dai movimenti spirituali recenti.

Le dottrine del Karma come originariamente rivelate nel mondo indo-orientale e gli adattamenti culturali operati dai movimenti spirituali recenti.

Con Lorenzo Battisti


Riflessione di Eumeswil

Camminando per il centro delle città museo a cielo aperto ci imbattiamo in nugoli, fiumane umane. È sempre più difficile, se non si ascolta la lingua, individuarne la provenienza. Il modo di vestirsi è sempre più simile. Si possono scorgere i tessuti migliori solo se si aguzza la vista! Orientali, mediorientali, occidentali tutti hanno al collo, oppure in mano, in tasca, nella borsa, il cellulare. Molti turisti si muovono in gruppo! Troviamo il singolo eccentrico, che cerca di far di tutto per mettersi in mostra anche se non posa per nessuno scatto. Vi sono pochi, pochissimi, i casi rari di singoli elementi che, in luoghi suggestivi, dipingono appartati, realizzano foto con una macchina fotografica, altri, su una panchina, sopra un poggio, bellosguardo scrivono! Sono quegli esseri che ci sorprendo, stupiscono, incuriosiscono da cui si andrebbe a chiedere a cosa si dedicano, cosa stanno provando, su cosa riflettono.

Nel marasma generale notiamo la persona di buone maniere nel modo in cui siede, mangia. Si avverte chi è disinvolto e chi si sforza di esserlo. C’era un vecchio detto che diceva vi sono cose che non si possono nascondere: la bellezza, la ricchezza, l’intelligenza… Si potrebbe aggiungere la cultura delle buone maniere, della gentilezza d’animo quella che proviene dal di dentro, non fonte di puro formalismo… Punto invece complicato da riconoscere è il grado di spiritualità, di coscienza. È una nota che in pochi sanno vedere… Molto pochi ed eppure è ciò che fa la differenza notevole tra persona e persona! Si parla spesso di coscienza, responsabilità poco di come raggiungere tali stati dell’essere e della loro importanza fondamentale.

La coscienza modifica il grado di attenzione che si presta nel vivere, una attenzione vigile, viva che diviene come un faro nel guardarsi intorno e diviene fonte cosciente nel muoversi nel mondo e nel prendere decisioni. Una coscienza elevata e’ collegata ad una grande forza, energia sul piano metafisico.

Lorenzo Battisti, docente universitario presso la Facoltà di Ingegneria di Trento, nel video che vi proponiamo, analizzerà “Le dottrine del Karma come originariamente rivelate nel mondo indo- orientale e gli adattamenticulturali operati dai movimenti spirituali recenti”. Lorenzo Battisti ci porterà ad esplorare le dottrine del Karma, di origine orientale, mentre noi rimarremo in Occidente e proveremo a pensare a come le azioni umane possono essere compiute! Meccanicamente, per abitudine, a caso, in automatico rispondendo ad una azione ricevuta, ad una parola in modo impulsivo oppure usando la riflessione, la calma, l’auto controllo, scorgendo il nostro obbiettivo, il fine e come riuscire a raggiungerlo in modo retto e con zelo! Possiamo cercare inoltre di identificare attraverso quali forze ci muoviamo! E queste possono essere le influenze dell’ambiente familiare, le influenze della società, dell’istruzione ricevuta, dell’arte pure della chiesa a seconda del reverendo seguito! Vi è però lo spirito apparentemente spavaldo, libero dal conformismo generale che cerca la sua strada personale, non curante delle varie opinioni su di lui e può imbattersi, se altamente fortunato, graziato e illuminato e trovarsi a seguire una via maestra alta che possiamo definire come la divina provvidenza. Vediamo pertanto, che seppur in apparenza, possiamo fare tutti le medesime cose, le modalità reali sono assai diverse.

Ciascuno a seconda di un proprio richiamo interiore muoverà i propri passi in direzioni diverse. Un campanello, una campana smuove il ricercatore spirituale ad un benessere interiore difficile da poter descrivere in maniera razionale. È difficile comunicare ciò che si è provato spiritualmente ad un ignaro! È ciò che accade anche per un profumo, un sapore… Solo l’esperienza porta a saper realizzare il benessere dell’anima. Una felicità dovuta ad uno stato di quiete interiore e di contemplazione. Uno stato che richiede non il movimento, ma l’essere pienamente rilassati e presenti! Una sorta di beatitudine che apporta uno stato di fiducia nei confronti della Vita. In tale stato cessa la paura! Tramontano i risentimenti. Albeggiano vecchi e nuovi amori verso tutto e tutti! Tutto intorno freme ed è alitato da un respiro ultraterreno. Una dolce brezza si espande nel cuore! Gli occhi riescono a vedere il bello anche in ciò che normalmente non pare essere tale! È la bellezza della Vita insita ovunque e di una necessità in ogni cosa! Tali stati di illuminazione, estatici terminano, svaniscono, ma la loro ricerca si rinforza! Ed allora il modo di agire, gli interessi si differenziano in base anche a ciò che si ricerca! È come il linguaggio povero abbassa, il linguaggio ricco eleva! Porta in alto, pure in paradiso! A seconda delle influenze-forze che ci attraggono come magneti ci indirizziamo nella vita. La nostra attenzione, la nostra vita, i nostri pensieri si focalizzano in certe strade, sentieri, contrade anziché altre! Non possiamo camminare ovunque nello stesso tempo! Le scelte magnetiche ci portano anche a vivere il tempo dissimilmente. Al contemplativo l’orologio piace poco! Tuttalpiù può piacere un orologio a polvere! La lentezza lo mette in contatto con l’eterno quando il tempo cessa e si è difronte all’ immutabile a chi forma, plasma le forme.

Lèggeremo un passaggio che riprenderemo dal nostro Annuario su :”Tempo è destino” e con più precisione da un saggio scritto da Giuseppe Lippi, già direttore di Urania Mondadori, naturalmente il testo sarà chiaro per chi conserva un leggere che annovera comprensione e non è un solo e mero atto meccanico:

“Nel mondo moderno, i problemi più profondi che la mente umana possa concepire – di quelli inconcepibili son piene le fosse, ma non ce ne accorgiamo neppure – non sono più all’ordine del giorno. Sembra che lo siano perché molti parlano di origini dell’universo, di cosa c’era prima, se sia nato per un atto spontaneo o divino, se esistesse da sempre (?) e così via; ma a livello serio, e non di chiacchiera, è come se le questioni di fondo fossero diventate tabù. Giudicate incommensurabili, pongono problemi di cui si stenta a valutare la portata, pur non essendo al di là di ogni possibile congettura; e questo vale per i numerosi corollari che l’esistenza dell’universo comporta. La questione del tempo, ad esempio, e in misura minore dello spazio; il divenire del cosmo, la pluralità dei mondi. Chi dice che il nostro universo sia l’unico? E se ne esistessero altri, cosa li separerebbe da noi? Forse proprio un diaframma temporale?

Il sapere moderno escluse che simili questioni abbiano rilevanza dal punto di vista scientifico, visto che il metodo può occuparsi soltanto di ciò che è verificabile; e invece di trarne sprone, il pensatore sistematico cede alla costernazione. Così il filosofo si è gradualmente assuefatto allo specialismo e al riduzionismo di una cultura il cui protagonista non è più l’intellettuale ma l’uomo della strada, i layman. L’opinione di costui non è forgiata dal pensiero autonomo ne’ da conoscenze di prima mano, ma da mezzi di comunicazione: proprio per questo si è abituato a ragionare poco, a non interrogarsi e a tenersi lontano da un bagaglio che non sia quello puramente tecnico. Un soggetto del genere ( ammesso che di soggetto si possa parlare e non di semplice oggetto), non è neppure l’ignorante saggio di una volta, che, come il pecoraio di Teodoro Giuttari, può arrivare all’intelligenza da solo, grazie alle doti di curiosità e finezza di mente che gli sono proprie per tradizione. Infatti, prerequisito per compiere un tale percorso e’ appunto l’ignorare, attitudine che l’uomo integrato disprezza e allontana da se’. Egli crede che non sapere sia stata una sorta di anti/ status: il potere d’acquisto deve infatti comprare anche la cultura, o almeno l’acculturamento. Ammettere di essere ignoranti significherebbe porsi all’ultimo gradino della scala sociale, tra le fila di chi non ha un diploma, non entra nei musei, non visita le mostre, non guarda il telegiornale o italk show che dibattono problemi socio- eticali.

Se sia giusto o no consentire l’eutanasia, se ci possa essere un tribunale ( televisivo) più svelto ed efficiente di quelli italiani, se i misteri dell’ archeologia s’intreccino con quelli del cosmo: tutti questi argomenti s’inseguono quotidianamente sulle reti TV e, in modo democratico,sui siti internet. La sapienza spicciola, l’informazione dell’uomo perso nella massa è fatta di cose di questo genere. L’ignorante crasso, oltre che negato, non esiste più: bisogna andarlo a cercare nelle pagine della letteratura o dell’antropologia, e con lui è sparita l’ultima possibilità di intelligente più o meno spontaneamente, di porsi con freschezza delle domande che si distinguono dalla giovinezza del mondo”.

La scrittura felice ed acuta di Giuseppe Lippi prosegue e vi invitiamo a leggerla caldamente perché ci porterà allo sgomento odierno sempre più presente sul collasso del mondo e la necessità di conquista di spazi oltre la soglia del pianeta terra! D’altronde Giuseppe Lippi era esperto di fantascienza e una volta crollata la fede su altre galassie e mondi l’uomo desidera arrivarci in carne ed ossa! Notiamo che è sempre più difficoltoso, vivendo oramai come in un libro di fantascienza, coltivare un pensiero autonomo e non frutto di opinioni che navigano come un galeone sull’onda della TV o di un social.

L’opinionista accreditato dove compra e come compra i suoi seguaci? Pensiamo Gesù ne ebbe solo 12 tra questi vi era pure un traditore… Ma il nocciolo della questione è più sottile avere un proprio pensiero, coltivare un proprio pensiero, riflessione al tempo pure dell’intelligenza artificiale per riconnettersi al grande accumulatore, all’Assoluto.

Nonostante tutti quelli che ci guidano oramai in ogni aspetto della vita in vista di un apocalisse non mancano le apocalissi di ogni singolo in momenti isolati della vita, quando il mondo pare crollare addosso e non arriderci ed ecco allora cosa ci dice Ernst Jünger:

“Varrà la pena ricordare che la sovranità spirituale ha costituito in ogni tempo un’eccezione assai rara. Indipendenza da spinte politiche e sociali delle masse, dai loro luoghi comuni e slogan, dalle loro rivoluzioni e reazioni, indipendenza dagli dei e dai loro sacerdoti, indipendenza dalla morale e dalla scienza di un’ epoca: tutto ciò è sempre stata cosa rara, e oggi è forse più rara che mai. I veri pregiudizi sono invisibili.

Questa indipendenza non ha niente a che fare – salvo la propria pelle – con il dubbio a ogni costo, con quella libertà che schernisce gli altari per poi cadere nei trabocchetti di teorie grossolane, o che di fronte a Luigi XVI si trasforma in un gigante e di fronte a Marat in un nano, quale abbiamo analizzato più e più volte in tutte le sue grottesche varianti.

Questa indipendenza non ha niente di attivo, niente di inteso a sovvertire o riformare il mondo; non ha neppure nulla a che spartire con la morale, benché la si possa indicare come correttezza spirituale. Bisognerebbe, allora, assumere il termine nella sua accezione più ampia, nella quale rientra anche la correttezza del cacciatore con il suo codice venatorio che lascia passare ciò che viene presentato alla sua sbarra, ma solo dopo averlo visto e controllato. Occorre che la cosa sia dichiarata.

Facciamo un’altra distinzione: noi viviamo in un’epoca di volontari. Ma libera volontà, nulla, o solo indirettamente, ha a che vedere con libertà spirituale. Preliminare è, piuttosto, la cessione di una quota spirituale. Ciò può sortire, nel singolo caso, risultati incresciosi. In complesso, però,un’epoca vive dei suoi volontari. L’affermazione di Nietzsche- il quale proprio questa evoluzione ha analizzato a fondo -, secondo cui la “ buona guerra” è meglio della “buona causa”, richiede al pari di molti paradossi, il tacito consenso sul fatto che la “nostra” causa , ossia la causa dell’uomo, sia giusta e sulla buona strada. È da questa fiducia di fondo che trae alimento la libera volontà, non dalla discordanza d’opinione. Non già del discernimento ho bisogno; questo, anzi, la potrebbe piuttosto danneggiare. La “buona causa” è necessariamente invisibile. Altrimenti sarebbe conosciuta, essa, invece, vuole essere oggetto di fede. Perciò si manifesta entro lo spettro delle funzioni.

Nei più stretti passaggi, alle frontiere del tempo, la libertà viene reclamata dal destino e dai suoi controllori di più basso rango, che lavorano dietro maschere grottesche e non di rado spaventose. Una parte consistente di libertà viene qui convertita in movimento. Quando però il tempo sì dilata e le acque si placano la costrizione diminuisce. È su ciò che si basa l’esperienza secondo cui i tempi “grandi” e i tempi “buoni” non coincidono. La Pasqua e la Pentecoste non possono cadere nello stesso giorno.

Attraverso rapide e cateratte il salmone risale le acque fino ai laghi montani. Perde di peso, perde anche il suo colore smagliante, ma lassù ad attenderlo vi è un nuovo senso. Risalire la corrente, abbandonando il mare e la sua libertà, non avrebbe successo, sarebbe inconcepibile, se ad agire, magnetici, già non vi fossero il lago e la sua libertà.”

Ed allora in che modo proseguire? È attraverso tre opere d’arte che potremo trovare una via possibile. A rappresentarle: Albrecht Dürer a descriverne il significato di una di queste è sempre Ernst Jünger! Le tre opere possono vedersi come viatico quando si entra nei significati espressi: Melanconia, San Girolamo, Il cavaliere, la morte ed il diavolo. Un invito a sostare oltre che sulla bellezza espressiva sui temi trattati ed i significati simbolici nascosti, una ricca gamma!

Ernst Jünger analizza la famosa incisione: “Il cavaliere, la morte e il diavolo” del 1513:

“Vediamo il cavaliere procedere in una gola; dietro di lui è il diavolo con aspetto di demone. Accanto a lui, quasi volesse sbarrargli la strada cavalca la morte, rappresentata come Dio del tempo, con le insegne della distruzione e del ritorno: il serpente e la clessidra. Tiene quest’ultima nella mano destra , bene in vista davanti al cavaliere.

È curioso, in questa immagine, come il cavaliere non sembri prestare la minima attenzione né al diavolo né alla morte. Egli avanza per il cupo sentiero con la visiera alzata, immerso nei suoi pensieri. Dall’espressione è difficile capire se il suo stato d’animo sia di paura o di serenità. Si tratta in realtà di un evento interiore, di una radicale presa di coscienza del nostro ineluttabile destino, acquisita attraverso uno di quegli improvvisi presagi di morte che ci assalgono nel pieno della vita, quando il pericolo incombe o l’affanno ci opprime.

Ciò trova riscontro nel fatto che il cavaliere è rappresentato mentre cavalca nella profondità della terra. Le radici degli alberi sporgono all’altezza della sua testa. Egli procede come sul fondo di una tomba; gli zoccoli del cavallo sfiorano un teschio. Il fatto che le linee compositive dell’ immagine si dispieghino verso l’alto in rune di vita e decadano verso il basso in rune di morte deriva da una geniale intuizione creativa; geniale perché non intenzionale.

A chi guarda il quadro comunica un senso di fiducia. Avvertiamo che il cavaliere è perfettamente all’altezza della situazione. Dalla gola si intravede in lontananza, molto in alto, la rocca, più simile alla sede di un re che a quella di un cavaliere. Ma essa rappresenta in realtà la “Gerusalemme celeste”, la fortezza al di là e al di fuori del tempo. Li si è comunque al sicuro, anche, e soprattutto, nel caso che la clessidra si rompa. È lei che infonde al cavaliere la sua imperturbabilità. Tuttavia ci è dato pensare che egli riuscirà già in vita a superare la gola già nel tempo della sua vita mortale. Lo rivela lo spirito complessivo del quadro, e chi non lo coglie può desumerlo dal fatto che l’ampolla superiore della clessidra è ancora piena per metà, non si è ancora svuotata. Non può che essere un bene per ognuno di noi trovarci di tanto in tanto così alle strette ed essere portati al cospetto dei signori del mondo e del tempo. È così che gli animi vengono messi alla prova”.

A.T. del mondo di Eumeswil